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Il saldo che cambia la città

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di Redazione

09/10/2025

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Il panorama imprenditoriale torinese non è più lo stesso di dieci anni fa. Tra il 2013 e il 2023 il territorio ha perso 30.749 aziende italiane, ma nello stesso periodo ne ha guadagnate 9.313 a guida straniera, un dato che colloca Torino tra le prime quattro città italiane per incremento di imprese fondate da cittadini immigrati.

La fotografia, fornita da Confartigianato, mette in evidenza una realtà che spesso sfugge al dibattito pubblico: mentre molte attività storiche chiudono i battenti, nuove energie economiche arrivano da chi sceglie di insediarsi e di investire in un futuro locale.

Integrazione e legalità

Nel 2024 i cittadini stranieri in Italia sono 5,3 milioni, quasi il 9% della popolazione, con un ruolo determinante nel mercato del lavoro: oltre 2,3 milioni di occupati e una previsione di inserimenti pari a circa un quinto del fabbisogno occupazionale delle imprese nei prossimi anni. Torino, con la sua tradizione industriale e commerciale, rappresenta un terreno fertile, ma anche un banco di prova delicato.

“Valorizzare le imprese straniere – ha dichiarato Dino De Santis – significa garantire percorsi di crescita regolare, contrastando il lavoro nero e la contraffazione che danneggiano tutti, italiani e stranieri”. Le parole del presidente riflettono una preoccupazione concreta: senza strumenti di accompagnamento e senza un serio presidio di legalità, il rischio è che la vitalità dell’imprenditoria straniera venga percepita più come concorrenza sleale che come opportunità di sviluppo.

Il fenomeno, tuttavia, resta una delle strade più solide di integrazione, perché attraverso l’impresa passa non solo l’autonomia economica ma anche la costruzione di legami sociali. È in questa prospettiva che il tema va collocato, evitando letture riduttive o emergenziali.

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