Volti e parole che chiedono ascolto: a Torino la mostra dedicata alla rinascita delle donne sopravvissute alla violenza
di Redazione
26/11/2025
La luce filtrata dalle vetrate di Palazzo Lascaris cade direttamente sui tredici ritratti che compongono la mostra “Se potremo impedire a un cuore di spezzarsi”. È una luce delicata, che sembra accarezzare i volti dipinti come se volesse proteggerli. Ogni quadro ha un nome e una storia, non invenzioni artistiche ma frammenti di vita reale trasformati in opera collettiva.
La mostra nasce in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne e trova spazio negli ambienti istituzionali del Consiglio regionale del Piemonte, segnando una scelta precisa: portare il tema della violenza dentro il luogo dove si costruiscono le decisioni pubbliche, senza distacco né formalità.
Storie che diventano memoria condivisa
L’inaugurazione ha visto la partecipazione del presidente del Consiglio regionale, Davide Nicco, e di numerosi consiglieri, oltre alle rappresentanti delle associazioni impegnate quotidianamente nella tutela delle vittime. “Questa giornata ci ricorda che la violenza nasce laddove la differenza genera diseguaglianza”, ha affermato Valentina Cera, sottolineando la responsabilità delle istituzioni nel promuovere una rivoluzione culturale autentica.
L’esposizione sarà visitabile dal 25 al 30 novembre nell’atrio di Palazzo Lascaris e negli spazi dell’URP di via Arsenale. Ogni ritratto è accompagnato da un testo breve, essenziale e incisivo, che restituisce la voce della protagonista. Guardarli richiede tempo, perché l’arte qui non è decorazione ma strumento di verità.
Il titolo, tratto da un verso di Emily Dickinson, riassume il senso dell’intero progetto: una chiamata collettiva alla responsabilità, un invito a intervenire prima che il dolore degeneri nell’irreparabile.
Un progetto che parla di cura e possibilità
Ideata da Chiara Ceddia in collaborazione con il Centro antiviolenza In Rete e con la casa rifugio Artemisia, la mostra fa parte di un percorso più ampio che comprende anche un libro e attività di sensibilizzazione. È un esempio di come l’arte possa dialogare con le competenze sociali, psicologiche e istituzionali di chi lavora a fianco delle donne che cercano una via d’uscita.
Gli sguardi presenti alle pareti raccontano la fragile potenza di chi ha saputo trasformare la sofferenza in forza. Non domandano compassione, ma ascolto. Non chiedono protezione passiva, ma impegno attivo.
La presenza dei centri antiviolenza e delle figure istituzionali alla presentazione ha reso evidente che la lotta alla violenza di genere ha bisogno di una comunità intera: nessuno può pensare di salvarsi da solo.
Se impedire a un cuore di spezzarsi è un compito che tocca ciascuno, allora questa mostra è un promemoria necessario: guardare, ascoltare, agire.
Redazione