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Venticinque anni dopo l’alluvione, Torino riscopre la forza della memoria

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di Redazione

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Nel 2000 la Dora Riparia ruppe gli argini, la città fu travolta dall’acqua e dal dolore. Venticinque anni dopo, negli stessi luoghi dove la piena fece più danni, Torino ha scelto di ricordare. Nella Biblioteca Italo Calvino, affacciata proprio sul fiume, l’Associazione Consiglieri emeriti ha organizzato un convegno per rievocare quei giorni e raccontare come la città abbia trasformato un trauma in consapevolezza collettiva.

Il ricordo di chi c’era

Il sindaco di allora, Valentino Castellani, ha ripercorso la cronaca di quell’ottobre di piogge senza tregua, quando il Po si alzò di sei metri e la Dora, costretta nella tombatura, trasformò Borgo Dora in un mare di fango. “Fu un dramma, ma anche un esempio di comunità e coraggio – ha detto Castellani –. Da allora Torino ha imparato a prevenire, non solo a reagire.”

Molti degli interventi si sono concentrati proprio su ciò che è cambiato: la messa in sicurezza del corso d’acqua, la costruzione di nuove opere idrauliche, il rafforzamento della Protezione Civile. Il ponte di piazza Borgo Dora, oggi intitolato a Domenico Carpanini, simbolo di quella emergenza, è diventato anche il segno visibile di una città che ha scelto di rialzarsi con razionalità e visione.

Un dialogo tra passato e futuro

All’incontro hanno partecipato l’assessore Francesco Tresso, il regionale Marco Gabusi e il vicepresidente della Città Metropolitana Jacopo Suppo, insieme a tecnici e studiosi come Dario Faule e Paolo Romano. Tutti hanno evidenziato come la tecnologia, assente venticinque anni fa, oggi consenta un monitoraggio continuo e tempestivo dei bacini fluviali, rendendo Torino più pronta ad affrontare eventuali emergenze.

Una riflessione, più che una celebrazione, per ricordare come il governo del territorio richieda memoria e lungimiranza, senza mai dimenticare le lezioni del passato.

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