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Un bilancio che guarda al territorio: i numeri del piano 2025/27

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di Redazione

23/09/2025

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Quando l’assessore Gian Luca Vignale ha presentato in Commissione il bilancio dell’Assessorato al Patrimonio e ai Fondi di Sviluppo e Coesione, il messaggio è apparso chiaro: la Regione intende trasformare risorse economiche in cantieri concreti e in opportunità di rilancio per il territorio. Le cifre sono significative: oltre 120 milioni per il patrimonio regionale e 139 milioni per i fondi FSC, con una distribuzione che punta a coniugare tutela, riqualificazione e crescita diffusa.

Il programma per il patrimonio è ambizioso e tocca diversi luoghi simbolici: Palazzo Cisterna a Biella, Villa San Remigio a Verbania, il Castello di Val Casotto a Pamparato, la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso a Buttigliera Alta, ma anche aree meno conosciute come la Tenuta Cannona di Carpeneto o il Giardino Botanico Rea di Trana. Ogni intervento è pensato per ridare funzione e dignità a beni che, una volta restaurati, potranno diventare poli di attrazione e motori di sviluppo locale.

Una rete di Comuni protagonisti

Accanto alla valorizzazione del patrimonio, la scelta politica sull’utilizzo dei Fondi di Sviluppo e Coesione segna una discontinuità rispetto al passato. Due le direttrici individuate: gli Accordi di Programma, che coinvolgeranno sei realtà locali con 34 milioni di euro, e le Aree Omogenee, che distribuiranno 105 milioni a 805 Comuni piemontesi. L’innovazione principale sta nel metodo: la Regione ha costruito il piano insieme agli amministratori locali, includendo anche i comuni più piccoli, storicamente esclusi dai grandi canali di finanziamento.

Il meccanismo del cofinanziamento rende l’impatto ancora più evidente: i 105 milioni messi a disposizione dalla Regione si trasformano, con il contributo dei territori, in 127 milioni complessivi, pronti a generare circa 900 progetti. Si va dal recupero di strutture pubbliche all’ammodernamento di spazi collettivi, dal sostegno alle attività culturali fino alla valorizzazione dei centri urbani minori. Per molti amministratori locali è l’occasione di aprire cantieri attesi da anni, e per i cittadini significa vedere trasformarsi in realtà idee che rischiavano di restare irrealizzate.

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