Torino, città danzante: la danza come motore di rigenerazione urbana
di Redazione
17/10/2025
Dalla piazza alla sala civica, dal quartiere al teatro: a Torino la danza diventa linguaggio condiviso e motore di coesione. Il convegno “Le Città danzano il futuro”, promosso dalla Fondazione Contrada Torino e dalla Presidenza del Consiglio Comunale, ha aperto un confronto tra le esperienze italiane più avanzate nel campo della danza sociale e urbana, con l’obiettivo di costruire una rete nazionale dedicata a questa nuova forma di rigenerazione collettiva.
Balla Torino e la nascita di una comunità in movimento
Il progetto “Balla Torino – Torino Social Dance”, ideato da Luigi Ratclif, è il punto di partenza di un percorso che ha trasformato la danza in un gesto politico e relazionale, capace di unire corpi, generazioni e provenienze.
Nel suo intervento, la Presidente del Consiglio Comunale Maria Grazia Grippo ha ricordato come “la città abbia intrapreso un cammino unico, riconoscendosi come una comunità danzante, dove il ballo è strumento di relazione e di bellezza condivisa”.
Torino, ha spiegato, ha inserito queste politiche in un manifesto trasformato in atto di indirizzo comunale, segno di una volontà concreta di riconoscere la danza come patrimonio immateriale e strumento di inclusione e benessere.
Dalla danza sociale alla politica culturale nazionale
Alla giornata hanno preso parte studiosi, operatori e amministratori provenienti da Catania, Milano, Reggio Emilia, Bologna, Verona, Palermo e Roma, insieme ai rappresentanti del Ministero della Cultura e dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani.
Germano Tagliasacchi, direttore di Contrada Torino, ha definito Balla Torino “un progetto di rigenerazione urbana e umana, dove il movimento diventa linguaggio di cura e di partecipazione”.
L’assessore Paolo Chiavarino ha ricordato come “Torino, città multiculturale per eccellenza, fosse il luogo ideale per un esperimento capace di far dialogare culture e persone diverse”.
Il convegno ha posto le basi per una rete stabile tra città e istituzioni, in cui la danza non sia più solo espressione artistica, ma politica pubblica condivisa: un modo per far danzare davvero il futuro.
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