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Rai a Torino, cresce la pressione politica e sindacale: mozione PD in Commissione

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di Redazione

25/11/2025

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Il futuro della Rai a Torino è tornato oggetto di un confronto serrato nella seduta congiunta delle Commissioni Quinta e Terza, presieduta da Lorenza Patriarca. La mozione presentata dai consiglieri regionali del PD Claudio Cerrato e Valentino Magazzù punta a rimettere ordine in un quadro frammentato, nel quale si intrecciano incertezze aziendali, criticità organizzative e una preoccupazione diffusa per il progressivo ridimensionamento del polo torinese.

Difendere un patrimonio culturale e professionale costruito in decenni

Il documento propone la creazione di un Tavolo permanente con Rai, sindacati ed enti locali per garantire continuità alle attività produttive e una partecipazione stabile della città alle decisioni strategiche dell’azienda. La posta in gioco è la tenuta di un sistema che comprende il Centro di produzione Tv, il Centro Ricerche e Innovazione tecnologica, l’Orchestra Sinfonica e gli storici spazi dedicati alla radio e alla memoria televisiva.

Cerrato ha richiamato l’attenzione sul rischio che i grandi investimenti della Rai si concentrino in altre città, lasciando Torino con funzioni ridotte e privandola di un presidio che ha alimentato lavoro qualificato e sperimentazione. Magazzù ha ribadito che la città non può permettersi un arretramento e deve ottenere garanzie sull’innovazione, compresa la declinazione dei progetti legati all’intelligenza artificiale, oltre alla richiesta di riportare in loco una Direzione aziendale.

Dalle sedi Rai arrivano segnali contrastanti: qualità professionale alta, prospettive poco chiare

Le testimonianze dei rappresentanti sindacali hanno restituito una fotografia articolata. In via Cavalli, come ricordato da Alberto Pilloni, operano 450 dipendenti Rai oltre a personale collegato ad altre strutture: la maggioranza sono figure apicali con competenze tecniche avanzate, un capitale che meriterebbe investimenti e percorsi di consolidamento. La proroga dell’affitto al 2032 garantisce una base logistica, ma non risponde ai dubbi sulla strategia futura.

Diversa la situazione in via Verdi, che Andrea Ruscone ha definito irregolare e senza programmazione, con spazi utilizzati a singhiozzo e carichi di lavoro alterni. La mancanza di trasparenza sulle prospettive, ha spiegato, alimenta frustrazione e incertezza tra i lavoratori. A questo si sommano carenze di organico, il contratto di lavoro scaduto da dieci anni e un concorso regionale congelato, come ricordato da Marco Procopio del Cdr Tgr, che ha segnalato lo sciopero del 28 novembre come segnale di un malessere crescente.

Sul piano politico, gli interventi hanno mostrato una convergenza ampia, pur con sfumature diverse: dal sostegno critico di Silvio Viale alla preoccupazione del M5S, dalle osservazioni di Forza Italia sulla competenza degli enti ai richiami di Sinistra Ecologista su appalti e condizioni di lavoro. La vicesindaca Michela Favaro ha insistito sulla necessità di far dialogare innovazione, occupazione e investimenti, per evitare che Torino perda un settore vitale della sua identità culturale.

La richiesta che attraversa tutte le posizioni è chiara: la Rai deve esplicitare le sue intenzioni e tornare a considerare Torino un polo strategico, non un presidio residuale.

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