MARTE, il simulatore che porta un pezzo di Pianeta Rosso nei laboratori piemontesi
di Redazione
26/11/2025
La ricerca spaziale aggiunge un tassello decisivo grazie a un progetto che unisce scienza, tecnologia e visione futura. È stato presentato a Torino MARTE, un simulatore ambientale progettato per riprodurre in laboratorio le condizioni fisiche estreme della superficie marziana. Un dispositivo che permette di studiare la risposta di organismi e materiali terrestri a parametri climatici e atmosferici del tutto diversi da quelli terrestri, con l’obiettivo di rendere possibile, un giorno, la presenza stabile dell’uomo su Marte.
Un concentrato di ingegneria per esplorare i limiti della vita
Il simulatore è in grado di modulare variabili fondamentali come pressione atmosferica, temperatura, intensità luminosa, gravità e campo magnetico. Grazie a una tecnologia sofisticata, l’ambiente interno può essere portato a valori simili a quelli reali del suolo marziano: atmosfera rarefatta ricca di CO₂, gelo profondo fino a -40 °C, cicli luce-buio controllati, annullamento del campo magnetico terrestre e una gravità ridotta ottenuta attraverso la Random Positioning Machine, un apparato che ruota campioni biologici su più assi per simulare il microgravità.
Queste condizioni permetteranno esperimenti su semi, germogli, organismi unicellulari e licheni, specie note per la loro resilienza, ma anche su materiali elettronici e meccanici progettati per resistere a sollecitazioni estreme. La maturazione dei dati offrirà un contributo decisivo alla comprensione dei limiti biologici e tecnologici della colonizzazione spaziale.
Ricerca multidisciplinare e ricadute industriali
Il professor Massimo Maffei, ideatore del progetto, sottolinea che MARTE non è solo un laboratorio per simulazioni estreme, ma un motore di innovazione aperto a collaborazioni industriali e scientifiche. La possibilità di osservare fenomeni complessi in un ambiente controllato creerà terreno fertile per brevetti, nuovi materiali e tecnologie applicabili anche in settori terrestri, come la medicina, l’ingegneria avanzata e la produzione energetica.
L’infrastruttura rappresenta uno strumento prezioso per formare le nuove generazioni che lavoreranno nei programmi spaziali e nell’aerospazio. Il progetto, sostenuto dalla Regione Piemonte e da Finpiemonte nel quadro del Programma FESR 2021-2027, coinvolge aziende d’eccellenza come Lazzero Tecnologie e Fri.med, oltre all’Università di Torino e al Politecnico, in una collaborazione che conferma la capacità del territorio di generare ricerca competitiva e attrarre investimenti.
Se il futuro dell’umanità potrebbe un giorno passare attraverso un pianeta distante oltre 200 milioni di chilometri, iniziative come questa tracciano un percorso concreto, costruito non sull’immaginazione ma sulla solidità delle competenze scientifiche e della collaborazione tra realtà che credono nella ricerca come motore di sviluppo.
Redazione