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La Regione Piemonte chiude alla proposta delle “stanze del buco”: “Solo prevenzione e recupero”

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di Redazione

26/11/2025

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L’Aula di Palazzo Lascaris ha ospitato un confronto acceso sulle politiche di gestione delle dipendenze. Oggetto della discussione, l’interrogazione del consigliere Alberto Unia (M5S), che ha chiesto alla Giunta di prendere posizione sull’ipotesi di attivare, anche in via sperimentale, strutture per il consumo controllato di sostanze stupefacenti. Una proposta che si rifà a modelli già attivi in diversi paesi europei e sostenuta da indicatori di efficacia richiamati dal consigliere.

La risposta della Regione non ha lasciato margini di interpretazione. L’assessore alla Sanità Federico Riboldi ha ribadito il rifiuto netto all’istituzione delle cosiddette “stanze del buco”, sostenendo che l’unico percorso virtuoso consiste nel liberare le persone dalla dipendenza, non nel consentire un consumo regolamentato. La dichiarazione, letta in Aula dall’assessore Vignale, ha segnato una linea ferma: prevenzione, controllo e programmi di recupero restano le priorità dell’amministrazione.

Le ragioni del no e i fondi destinati al sistema pubblico

Unia aveva richiamato studi e rapporti che attestano la capacità delle stanze di consumo controllato di ridurre overdose, infezioni e degrado urbano, oltre a favorire l’accesso ai servizi sanitari e diminuire la pressione sulle strutture ospedaliere. Una visione pragmatica che considera la riduzione del danno come un tassello complementare alla cura.

Di segno opposto la posizione dell’assessore Riboldi, secondo cui la normalizzazione dell’uso di sostanze è incompatibile con l’obiettivo primario di restituire autonomia e dignità alle persone. Il Piemonte, ha ricordato, dispone di un sistema pubblico strutturato per la presa in carico delle dipendenze e ha beneficiato di nuovi fondi nazionali: 165 milioni nel 2025, con una quota destinata a nuove assunzioni e ulteriori risorse attivabili attraverso l’8x1000 statale.

La Giunta rivendica anche l’approvazione dei LEA in materia di dipendenze, individuando la prossimità territoriale e l’intervento precoce come strumenti decisivi.

Un tema destinato a restare al centro del confronto pubblico

Al di là della risposta formale, la discussione lascia emergere due visioni diametralmente opposte: una centrata sulla cura come obiettivo di lungo periodo, l’altra sulla necessità di intervenire nell’immediato per salvare vite, ridurre i rischi sanitari e migliorare la convivenza urbana.

Chi sostiene la riduzione del danno ricorda che la sofferenza delle dipendenze non può essere affrontata con strumenti esclusivamente repressivi. Chi si oppone teme che la creazione di spazi protetti per il consumo possa generare messaggi fuorvianti e alimentare derive sociali.

Niente sperimentazioni, almeno per ora: questo il messaggio uscito dall’Aula. Una decisione che non chiude il confronto, ma lo spinge verso il terreno – più complesso e meno visibile – del lavoro quotidiano dei servizi, lontano dal clamore delle dichiarazioni politiche.

Redazione

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