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Gli industriali italiani: “Senza una strategia comune, l’Europa rischia la deindustrializzazione”

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di Redazione

06/11/2025

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L’Europa si trova in un momento decisivo, sospesa tra ambizioni climatiche e perdita di competitività. Gli industriali italiani lanciano un appello diretto alla Commissione europea: la transizione ecologica, così com’è impostata oggi, sta minando le basi economiche e sociali dell’Unione. Servono regole nuove, una fiscalità più equa e una politica energetica comune. Senza una visione industriale unitaria, dicono, “non ci sarà futuro europeo, né transizione che tenga”.

L’Europa del costo energetico e delle buone intenzioni

Nel documento, Confindustria denuncia una realtà che gli imprenditori conoscono bene: energia a costi doppi rispetto ai concorrenti internazionali, burocrazia paralizzante e un sistema ETS che si è trasformato in un meccanismo punitivo. “L’Europa paga l’energia più di tutti e pretende di produrre di meno”, sintetizzano gli industriali.
La corsa alla decarbonizzazione, senza un solido piano industriale, rischia di trasformarsi in una “battaglia donchisciottesca”, combattuta con pale eoliche “made in China”. Il rischio più concreto, avvertono, è quello di perdere filiere strategiche e lavoro qualificato, proprio mentre le grandi potenze investono in sovranità industriale e tecnologie emergenti.

Un piano industriale europeo per salvare competitività e lavoro

La proposta è articolata: neutralità tecnologica, sostegno a tutte le fonti energetiche pulite – inclusi nucleare e biocarburanti –, e un approccio realistico all’ETS e al CBAM, da testare prima dell’attuazione per evitarne gli effetti distorsivi.
Il comparto automotive viene indicato come simbolo della sfida: “Non possiamo accettare che una delle nostre principali filiere venga immolata sull’altare della burocrazia conformista”, si legge nella nota.
Nel prossimo vertice tra Confindustria, Medef e BDI, le associazioni di Italia, Francia e Germania presenteranno un fronte comune per ridare all’Europa la capacità di produrre, innovare e crescere. Una chiamata alle istituzioni europee a scegliere tra ideologia e pragmatismo, tra regole che penalizzano e politiche che costruiscono futuro.

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