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Deposito nazionale rifiuti radioattivi: tempi, costi e scelte in campo

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di Redazione

06/10/2025

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La Commissione Ambiente del Consiglio regionale, presieduta da Sergio Bartoli, ha ascoltato i vertici di Sogin, la società incaricata della costruzione e gestione del Deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi, una delle infrastrutture più delicate e discusse del prossimo decennio.

Il percorso di localizzazione e gli obiettivi

L’ingegnera Annafrancesca Mariani, direttrice del progetto per Sogin, ha spiegato come siano ancora in corso gli atti preliminari e le verifiche tecniche per individuare l’area definitiva, con una tabella di marcia precisa: entro il 2029 dovrà arrivare l’autorizzazione a costruire e il 2039 è l’anno previsto per l’entrata in funzione del deposito.

L’impianto, esteso su 110 ettari con altri 40 destinati al Parco tecnologico annesso, dovrà ospitare in via definitiva 84.000 metri cubi di rifiuti a bassa e molto bassa attività e, in forma temporanea, 14.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività. Sarà una struttura di superficie, capace di garantire la gestione sicura dei materiali per un arco temporale stimato in tre secoli.

Mariani ha ricordato che circa il 60% dei rifiuti deriva dalle attività delle centrali nucleari italiane dismesse, mentre il restante 40% proviene da medicina nucleare, industria e ricerca scientifica. Il deposito nazionale metterà fine alla frammentazione attuale, con rifiuti stoccati in decine di depositi temporanei sparsi sul territorio.

Investimenti e ricadute occupazionali

La realizzazione richiederà un investimento complessivo di 1,5 miliardi di euro e, secondo le stime, potrà generare oltre 4.000 posti di lavoro durante la fase di costruzione. Cinquantuno sono le aree individuate come idonee, distribuite in diverse regioni italiane; in Piemonte se ne contano cinque, tutte in provincia di Alessandria: Bosco Marengo-Novi Ligure, Alessandria-Oviglio, Alessandria-Quargnento, Castelnuovo Bormida-Sezzadio, Fubine Monferrato-Quargnento.

Il dibattito in Commissione è stato animato dagli interventi di consiglieri di vari schieramenti – dal Movimento 5 Stelle al Partito Democratico, fino a Fratelli d’Italia e Lega – che hanno chiesto chiarimenti sulla trasparenza dell’iter e sugli impatti ambientali, economici e sociali che un’infrastruttura di simile portata comporta.

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