Cooperative a Torino: numeri in calo, lavoro che resiste
di Redazione
09/10/2025
Il bilancio annuale tracciato dalla Camera di commercio di Torino offre una fotografia a luci e ombre del sistema cooperativo: un valore della produzione che supera i 2,8 miliardi di euro nel 2024 e oltre 40mila lavoratori coinvolti, ma un numero di imprese che continua a scendere, con 969 cooperative attive al primo semestre 2025, il livello più basso degli ultimi dieci anni. La diminuzione, legata soprattutto al crollo delle nuove iscrizioni, riduce il peso del comparto sul totale delle imprese torinesi, che si attesta allo 0,5%.
Un tessuto che cambia volto
L’analisi per settori mostra come i servizi restino il cuore della cooperazione: il 39% dedicato alle imprese e il 29% alle persone. Seguono costruzioni, agricoltura, commercio e manifattura, con quest’ultime in decisa contrazione. Più dinamico, invece, il comparto agricolo, che rappresenta oggi quasi l’8% delle realtà attive. Le cooperative femminili, 274, costituiscono il 28% del totale, ma segnano un arretramento; quelle giovanili, appena 21, confermano la difficoltà a far emergere nuova imprenditoria. Una nota a parte riguarda le cooperative straniere, più presenti nell’edilizia che in altri settori.
Lavoro, fiducia e sostenibilità
Nonostante la riduzione del numero complessivo, la cooperazione torinese continua a garantire occupazione: nel 2024 il 66% delle imprese ha mantenuto stabile l’organico e nei primi sei mesi del 2025 il dato sale al 71,8%. Aumentano le difficoltà di reclutamento, soprattutto per mancanza di candidati qualificati, ma parallelamente crescono gli investimenti in inserimento di giovani e formazione intergenerazionale. Importante anche il fronte ESG: quasi l’88% delle cooperative ha già adottato o intende adottare azioni concrete, con particolare attenzione alla salute dei lavoratori e alla leadership femminile.
Le previsioni indicano un futuro più orientato alla stabilità che alla crescita: sei imprese su dieci si attendono consolidamento, tre su dieci temono un ridimensionamento. È una sfida che mette alla prova la capacità delle istituzioni di accompagnare un settore che resta fondamentale per il welfare e lo sviluppo inclusivo del territorio.
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