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Al Teatro Juvarra la quarta edizione del Vitamine Jazz Festival: un ponte tra cultura, cura e prevenzione

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di Redazione

24/11/2025

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Il pomeriggio del 6 dicembre segna il ritorno del Vitamine Jazz Festival, un appuntamento che Torino ha imparato a riconoscere non solo come momento musicale, ma come segno concreto di un’alleanza tra arte e cura. Sul palco del Teatro Juvarra saliranno alcuni dei musicisti che da anni portano il loro repertorio nei reparti dell’Ospedale Sant’Anna, in risposta al lavoro promosso dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna, impegnata nel rendere l’esperienza ospedaliera più vicina alle esigenze delle persone che la vivono.

Un festival che ha trasformato la beneficenza in ricerca e strumenti reali

Il festival non è un semplice evento culturale: negli anni ha raccolto fondi utili per l’acquisto di un ecografo destinato all’ostetricia del Sant’Anna e ha sostenuto programmi di studio dedicati alle patologie “invisibili” che colpiscono molte donne, come cefalee croniche ed endometriosi. Questi progetti, sviluppati insieme al Centro Cefalee della Donna e al Servizio di Psicologia Clinica dell’ospedale, mirano a introdurre terapie più mirate nella gestione del dolore e a costruire un approccio multidisciplinare capace di ascoltare anche ciò che, nel vissuto clinico, rimane spesso nascosto.

La Fondazione — guidata dalla professoressa Chiara Benedetto, che ha a lungo diretto il reparto di ostetricia — ha investito risorse e competenze in un percorso che unisce ricerca, prevenzione e cultura sanitaria, dimostrando che la promozione della salute può anche passare attraverso linguaggi non convenzionali.

Il jazz in ospedale come esperienza condivisa

Le Vitamine Jazz, avviate ufficialmente nel 2017, rappresentano oggi il programma più esteso e continuativo al mondo dedicato alla musica jazz in ambito ospedaliero. Quasi 500 esibizioni in nove anni documentano un impegno raro, reso possibile dalla generosità di oltre 300 musicisti che hanno portato strumenti, voce e ascolto nei reparti del Sant’Anna. Con la direzione artistica di Raimondo Cesa, la Fondazione ha creato un ecosistema culturale che si intreccia con quello medico, offrendo a pazienti e personale momenti di respiro autentico, lontani dall’automatismo della routine ospedaliera.

Il programma si sviluppa in collaborazione con i reparti, affinando nel tempo modalità di presenza rispettose delle necessità terapeutiche e dei ritmi di cura. I focus group coordinati da Catterina Seia insieme al gruppo di ricerca guidato da Pier Luigi Sacco registrano valutazioni estremamente positive: le infermiere parlano della musica come di una porta che si apre, come di un elemento capace di spostare l’attenzione dal dolore alla possibilità di sentirsi, anche solo per un istante, altrove. I musicisti descrivono l’ospedale come uno spazio che restituisce molto più di quanto richieda, un luogo in cui l’atto del suonare assume un valore nuovo, che arricchisce chi ascolta ma anche chi suona.

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