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Al Q77 “Molly 64”: la parola come atto politico contro la violenza

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di Redazione

27/11/2025

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Un teatro gremito, un silenzio denso al buio prima dell’alzata di sipario e una città che prova a guardarsi dentro. A Torino, nella cornice del teatro Q77, la Filt Cgil Trasporti ha scelto il linguaggio scenico per contribuire al dibattito sulla violenza di genere, invitando lavoratrici e lavoratori allo spettacolo “Molly 64. Per un discorso femminile plurale”, realizzato dal Laboratorio Teatrale Permanente Giovanile Pinese. Una scelta che sposta l’attenzione dalla pura denuncia alla trasformazione culturale, perché è dalle parole e dalle rappresentazioni collettive che si può incidere sui comportamenti reali.

Il linguaggio che ferisce e quello che cura

Sul palco si sono alternati dodici giovani interpreti che hanno esplorato il modo in cui, nella storia e nel presente, le donne vengono raccontate e percepite. La performance ha intrecciato memoria, testimonianza e denuncia, restituendo la complessità della condizione femminile in una società che fatica ancora ad abbandonare pregiudizi e modelli distorti. La costruzione scenica, essenziale e intensa, ha richiesto al pubblico di mettersi in ascolto e di assumere una posizione, ponendo domande scomode sul linguaggio come luogo di potere e sulle implicazioni delle parole che scegliamo.

Il valore del progetto risiede proprio nella scelta di coinvolgere ragazze e ragazzi così giovani, che nella loro età portano con sé una responsabilità generazionale: spezzare la catena della normalizzazione della violenza e ricostruire relazioni fondate sul rispetto.

La presenza delle istituzioni e un invito alla corresponsabilità

Tra gli ospiti istituzionali, le consigliere regionali Alice Ravinale, Sarah Disabato e Gianna Pentenero, insieme alla vicepresidente del Consiglio comunale Ludovica Cioria, che ha sottolineato la necessità di un impegno concreto e quotidiano delle amministrazioni, ma anche dei cittadini. Nel suo intervento ha affrontato temi centrali come la salute femminile, il consenso e la costruzione di un linguaggio condiviso capace di restituire dignità e libertà.

Ha scelto parole nitide che sono risuonate tra gli applausi: “La società non è quello a fianco, siamo ognuno e ognuna di noi”. Una frase che ha sintetizzato il cuore dell’evento, trasformando una serata teatrale in un appello collettivo alla responsabilità personale e politica.

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